venerdì 3 giugno 2016

Intervista col Mostro.


- Ma perché lei pensa che io ci creda?
- Sì direbbe di sì. L'impressione è quella.
- Le voglio raccontare una cosa. 1996, mi segue?
- Fino a qua...
- Allora ci siamo io, Mario Servi, Federico Allontani e Carla Schlegel.
- No un momento, questi chi sarebbero?
- Miei compagni di corso. Siamo al secondo anno. Federico ha appena passato privato due, d'accordo? Allora la vuole sapere una cosa?
- Sono tutto orecchi.
- Allora quella sera si va a festeggiare, no - e allora io e Mario si ha un po' bevuto, no, sa com'è tra giovani?
- Non dovrebbe essere lei quello giovane?
- Via non ci si pigli pe'l culo, ci intendiamo? 
- D'accordo, continui pure.
- Eh allora Mario ci fa: oh Matte 'ché noi non si va un po' a scrivere sui muri.
- Quanti anni avevate?
- Ventidue direi, se non sbaglio. Gliel'ho detto che si aveva bevuto un poco.
- Va bene, e quindi?
- E quindi noi si va in via Santucci, capito - dietro la facoltà - e si decide di scrivere.
- Va bene.
- E lo sa che ci scrivemmo lì?
- Immagino di stare per scoprirlo.
- Ci scrivemmo: "Power doesn't corrupt people, people corrupt power." 
- E quindi?
- E quindi è Gaddis, mica un pirla qualunque. 
- ...
- L'aveva appena detto eh, l'inglese i miei coglioni, se mi permette.
- Il presidente è lei, può dire quello che le pare.
- E questa potrebbe essere una delle più grandi balle di tutti i tempi.
- Va bene e allora?
- E allora le dico ma uno come me, con centodieci e lode alla sapienza, con tutti i libri letti e i film d'arte di sta sega e tutte le mostre e i discorsi - ecco le dico, ma uno come me, secondo lei, ci crede davvero?
- Si direbbe di sì. L'impressione è quella. Comunque il voto è 109, a voler essere pignoli.
- E lei si vuole fermare alle impressioni?
- Non sono la cosa più importante, in politica?
- Lasci perdere la politica per un secondo, e se glielo dico io...
- Di cosa si tratta, allora?
- Di necessità, comunicazione, marketing se vogliamo. Funziona e va fatto, va fatto e lo fai. Se non lo facessi gli altri ti mangerebbero; e tu ti fidi degli altri al potere?
- Molte persone non si fidano nemmeno di lei, se è per questo.
- Posso dirle una cosa?
- Certamente
- Ma lei lo sa quanto mi importa?
- Posso immaginarlo.
- Ecco allora lo immagini. E non le dico cosa che non vorrei passare pe' volgare.
- Ma allora tutto l'immaginario dello zoo? I gufi, i corvi e le civette?
- Stronzate. 
- Così diretto?
- Le etichette piacciono. Cosa vuole che le dica. Ma secondo lei a me frega un beneamato cazzo che quello è un gufo e l'altro l'è una quaglia e quello chi sa che sia? Però lo si dice. Lo si dice perché lo s'ha da dire.
- È una forma di dovere?
- È il fantomatico compromesso di cui è fatta la politica. Ora se ne parla spesso di questo caspita di compromesso ma non s'è ancora capito che cosa sia poi. Cioè la gente non l'ha capito. Ma lei crede che io quando vo' in piazza a sentirmi la gente che mi parla de i cazzi suoi come fosse responsabilità mia lei crede che io mi diverta? Il compromesso è intellettuale, non morale, gliel'ho detto.
- Intellettuale?
- Sì perché secondo lei a me i discorsi vuoti piacciono? Ma... secondo lei a me della retorica del volemose bene frega qualcosa? Io crede che non ci sputerei nella faccia di chi mi dice questo non lo voto perché l'hai fatto tu?
- Sì ma ora si calmi...
- No io non mi calmo per un cazzo - perché secondo lei uno si alza tutti i giorni alle sei per andare a litigare con quella testa di cazzo di Brunetta - che poi lei lo sa quanto mortificante sia a livello intellettuale avere a che fare tutto il giorno coi cinque stelle? Con la meloni? Con la Gelmini? Con Razzi e la Bindi e tutto il resto? No dico che io sarei pure disposto a farlo, però uno si alza tutte le mattine alle sei per lavorare fino alle dieci e avere a che fare con questo carroccio di imbecilli, e tutto questo non è nemmeno il compromesso. Il compromesso viene dopo, viene quando devi andare ogni volta su un podio e non puoi essere stanco e cinico e te stesso, no che devi essere il tuo messaggio. E il tuo messaggio me lo faccia dire, mi fa cadere le palle.
- Il mio?
- Il mio. 'Ché non si capisce come mai uno non possa essere mai stanco. Lo vede? Ogni volta che salgo sul palco a parlare io devo essere l'Italia che riparte e rinasce ed è carica e giovane e fresca e tutte queste cazzo di parole in inglese che guarda me le levi... È questo il compromesso: la sincerità. Io non ci posso andare su un palco e dirle quello che penso. Sono il presidente e ho meno potere di tutti. Io non lo posso fare uno stato su facebook dicendo che oggi ho più voglia di morire che di congratularmi per l'ennesima start up di raccomandati che fra tre mesi sarà a chiedere l'elemosina come tutte le altre. Il compromesso è intellettuale, gliel'ho detto.
- Quindi lei non ci crede?
- Io ci credo eccome. Ci credo più di chiunque altro o a quest'ora me ne sarei già andato affanculo. Ma non posso crederci come dico. Nessuno può. Nemmeno Lapo quando stava a tirare più di Kobe Bryant avevo tutto questo ottimismo. 
- Capisco.
- Guardi io glielo dico: Io sono un intellettuale. Potrà non crederci, potrà farsi due risate ma io lo sono. Ho letto più di lei, ho visto più di lei, conosco la musica meglio di lei. 
- È la sua parola contro la mia.
- Solo un intellettuale potrebbe stare così perfettamente sulla linea fra l'abbastanza sofisticato per non annoiare e l'abbastanza semplice da essere capito da tutti. Pensa che sia facile? Pensa che ai discorsi non mi garberebbe più citare Mann piuttosto che Pertini? Che poi Pertini le sembra scelto a caso? Lei lo sa chi sono io?
- Vagamente.
- Io se fossi uno sport sarei il tennis. Se fossi un romanzo sarei il Grande Gatsby. Se fossi un compositore sarei Tchaikovsky; uno scrittore King, un attore Clooney. Io se fossi un piatto sarei una pizza con il tartufo; se fossi un architetto sarei Wright, un pittore Warhol. Lo capisce cosa voglio dire? 
- Abbastanza ma non troppo?
- E le sembra facile? 
- Non saprei cosa risponderle
- Beh glielo dico io: è difficile, terribilmente difficile. A me il tennis fa cagare; se di un romanzo hanno fatto il film vuol dire che fa schifo; di Tchaikovsky mi piace solo la sesta; King è narrativa di genere da due soldi; Warhol non è nemmeno un artista. Però questo non glielo posso dire. Non glielo può dire nessun politico. Nessuno che miri a contare qualcosa, almeno.
- Con tutto il rispetto, non è quello che gli si chiede.
- D'accordo, ma il punto è che nessuno di voi è tenuto ad avere un personaggio e mantenerlo integro costantemente. Ma... secondo lei perché io non li leggo i commenti sulla mia pagina? Pagina su cui manco scrivo io. 
- Tempo?
- Anche. Ma se ce l'avessi, ha voglia di sapere quello che farei a certa gente?
- Francamente no.
- E allora sa che le dico?
- Tutto orecchi.
- Almeno lei, per una volta. Almeno lei se ne vada affanculo.
















Nessun commento:

Posta un commento