domenica 25 settembre 2016

Apologia della(e) Chiesa(e) e delle religioni in generale.

Salmi 58:3

Gli empi sono estraniati [fin] dal grembo,
e dal grembo si allontanano,
diffondendo la menzogna.

Qur'an 11: 105

fa-minhum shaqi wa-sa'id 

Fra loro vi sono sia i dannati che i felici.

toglietemi Paint per favore

Da ateo convinto mi trovo sempre più spesso a prendere le parti, nelle utilissime e risolutive discussioni online, di questa o quella Chiesa; di questo o quel credo. Non ho nemmeno idea di come succeda. Forse è il rigetto automatico e uniforme di ogni declinazione della stupidità, forse è l'amore per i giochi di ruolo, fatto sta che nonostante non mi paghino, mi trovo spesso a fare il templare. (p.s. se qualcuno volesse pagarmi vengo via con poco; che ne dici Francy, eh? eh?)

Per cui mi sembrava proficuo riassumere qui, in una sorta di lungo e conclusivo Q&A, tutte le cose sbagliate che ho sentito dire sulla religione negli ultimi anni. Non che abbia la speranza di mettere a tacere nessuno, ma almeno quando sentirò il prurito di rispondere mi basterà fare copia e incolla a questo link.

Ora se tu, ipotetico lettore, sei stato reindirizzato qua dalla mia mancanza di voglia di argomentare, lascia che ripeta e metta molto, molto in chiaro un'ultima cosa. Io. Non. Sono. Religioso. Non ho praticamente amici che lo siano; non sono pagato da nessuno. Non ho amici preti. Non prendo porzioni dell'otto per mille; non vivo in un appartamento di proprietà della Chiesa. La mia spiritualità è limitata alla venerazione di Wallace e di un ristretto club di scrittori vivi e morti. Senza contare che ho il forte sospetto che se esistesse un Dio, gli starei sul culo. Non ho motivazioni particolari per quest'ultimo statement, chiaramente, è solo una sensazione.
Reitero e riassumo: non ho quindi alcuna motivazione personale; non ho alcun interesse a difendere nessuno. Non me ne viene nulla in tasca, se non l'ego-boost a sapere di essere stato intellettualmente onesto ad aver riconosciuto i meriti di chi non condivido. 

Bene, si può cominciare.

Ma i creazionisti/ gli anti-aborti/ gli anti-preservativo/ quelli che la donna deve stare in cucina/ ecc ecc.
Qua il discorso sarebbe da dividere nettamente fra religioni occidentali e orientali. Siccome chi tira fuori queste argomentazioni nove volte su dieci sta pensando alla Chiesa cattolica, mi sembra di non commettere grave peccato a limitare l'argomentazione a questa. Situazioni diverse sono diverse, chiaramente. Per quanto riguarda la Chiesa cattolica (e in realtà buona parte delle religioni occidentali), quello che molto spesso vi sfugge, è che non è fatta da una persona sola. Come ogni altra organizzazione, è un gruppo di persone estremamente eterogenee, e che, soprattutto e diversamente dalle organizzazioni laiche, non va in pensione e non ha un sistema particolarmente efficace o diffuso di abbassamento di rango. Il che significa che certi singoli che oramai orbitano la nona decade di vita, continuano a predicare come in gioventù. E il che significa, esattamente, che quanto dicono non ha più alcun valore teologico. Strano a dirsi, ma la dottrina ufficiale, pensate un po', essendo stata compilata da uomini e quindi imperfetta, continua a venire aggiornata per tenere il passo coi tempi. Che poi ci riesca o meno è un altro discorso, ma lo fa. E così Gianpaolino Paolo, il prete di Castellamareammonti, che è lì dal 1926 e continua a dire le stesse cose dal 1926, ha la stessa rilevanza teologica delle offerte Eminflex che giurano di valere ancora per poche ore. Il problema di prendersela con l'istituzione e non con la persona singola, è che è come prendersela con l'Istituto Nazionale di Fisica, quando qualcuno prova a insegnare che la Terra è piatta. La Chiesa potrebbe fare un lavoro migliore per assicurarsi che la sua dottrina sia uniforme e uniformemente insegnata da tutti i suoi predicatori? Certamente, ma se la dottrina è chiara - e lo è, basta informarsi - quando i suoi portavoce scelgono di ignorarla, beh, la colpa è solo che loro.

Ma a me mi hanno detto che ero cattiva e tutto il paese mi guardava male e poi non posso uscire la sera tardi perché...
Uno dei grossi problemi che hanno le persone nel discutere, in generale, è l'incapacità di separare i propri sentimenti dai principi. Mi dispiace molto che tu sia vissuta in una situazione disagiata di degrado e fanatismo primo-novecentesco, ma la colpa continua a rimanere degli individui e non delle istituzioni.

Ma i preti pedofili!
Insospettabilmente, gli psicopatici esistono anche all'interno della Chiesa. Mi rendo conto del fastidio (che condivido in realtà anche io) nel vedere il dualismo tra il fatto di predicare la Verità Assoluta e il dimostrarsi umani nel peggiore senso possibile, ma è inevitabile. Finché ci saranno uomini (o donne), a stretto contatto con un largo numero di ragazzi, ci saranno i pedofili. Fa schifo ma è la realtà delle deviazioni neurologiche.

Ma è la castità che...
No, la pedofilia è una malattia, non è prodotto della castità. Strano a dirsi, ma parecchi studi hanno dimostrato che periodi prolungati di castità funzionano da inibitori del testosterone. Vale a dire che minore è il contatto con il sesso e minore è la voglia stessa di praticarlo. 

Ma la Chiesa li ha protetti!
Sì, in passato ci sono stati casi di prove nascoste e persone spostate invece che radiate. C'è da dire però che quella era la mentalità delle organizzazioni, in generale, nei confronti dei propri membri. Nascondere e proteggere - nulla doveva poter mai generare uno scandalo. Il che non giustifica, ma dimostra nuovamente come siano persone come tutte le altre, figlie del loro tempo. La Chiesa di oggi è estremamente vigile e dura nei confronti di situazioni simili. Se poi di nuovo nel tuo paesino di merda da duecento abitanti non è così, è colpa del fatto che vi è arrivata la corrente elettrica nel 2007 e le persone sono ancora tutte un po' sconvolte.

Sono ricchi/ Perché non vende il suo anello e sfama l'Africa?/ Perché non fanno di più?
È sempre divertente vedere ribaltate sulla Chiesa tutte quelle argomentazioni (e uso il termine molto liberamente) che sono le orrende figlie della morale del "è più facile che un cammello passi per-". Di fatto quando in questo Paese qualcuno è ricco non ci piace mai molto, per principio. Ci sembra sempre che abbia qualcosa da nascondere, o che abbia guadagnato i soldi in modo illecito. Per carità, non ci sono mancati gli esempi a giustificare la dietrologia, e non siamo all'oscuro dell'esistenza della mafia, ma il principio resta comunque bacato. Di fatto il motivo per cui la Chiesa è (relativamente) ricca, è che il patrimonio è la prima garanzia per la durabilità di una associazione culturale. E la durabilità è la prima qualità necessaria per il corretto adempimento della vision e della mission dell'azienda. Economichese a parte, una buona quota del patrimonio - cioè della ricchezza - della Chiesa è immobiliare, e di un genere che è molto difficile da trasformare in liquidità. Per farla ancora più breve: chi si comprerebbe San Pietro? Per quanto riguarda il fare di più in termini di carità, beneficenza o quant'altro, rimarreste sorpresi a sapere quanto effettivamente la Chiesa faccia, a livello di missioni umanitarie, economicamente e non. Il poter fare di più è inoltre talmente applicabile a tutto e tutti, e a qualsiasi cosa e circostanza, che mi sembra veramente dura da poter considerare una critica. 

C'è un filo comune a tutte queste argomentazioni, e ad altre simili che non ho analizzato in dettaglio, ed è quello che dalla Chiesa, in quanto tale, ci si aspetterebbe un comportamento moralmente migliore delle altre associazioni - forse migliore di tutte le associazioni, comprese quelle di beneficenza. Di fatto è sicuramente fastidioso, più che per gli altri, scoprire che chi dovrebbe rappresentare Dio e la Giustizia, ha fatto le marachelle come tutti.
È un fastidio giustificato, fino a un certo punto. E questo punto è quello in cui ci si deve arrendere al fatto che un gruppo così numeroso di uomini non può che avere al suo interno tutte le caratteristiche degli uomini. Al suo interno ci sarà necessariamente avidità, gola, lussuria e qualunque altro difetto si possa immaginare. Nel suo complesso mi sento di dire però che questa moralità esiste, a livello generale, e viene generalmente rispettata. Per ogni prete pedofilo ne passano sotto il radar cento che svolgono professionalmente la loro funzione, capaci persino di dare uno strappo alle regole per accogliere e comprendere le situazioni dei fedeli che si rivolgono a loro. Lo dico, mi tocca ripetermi ancora, senza alcun interesse particolare.  

Ma non serve a niente/ credi alle favole/ ahah che stupidi tutti a inginocchiarsi alla domenica alle otto, io dormo.
E veniamo al succo, all'argomentazione che penso manchi al 90% dei dibattiti sulla religione e che reputo, a mio modesto avviso, quella invece fondamentale. Ovvero dare una risposta sincera alla domanda: ma a cosa diamine serve la religione, la Chiesa, allora? Se le missioni umanitarie si possono fare benissimo senza Dio, se gli edifici possono venire mantenuti e gestiti dallo Stato, a cosa serve?
Il fatto è che a voi, in questo momento, probabilmente non serve a niente. Il punto è molto semplice. Se sei una persona relativamente istruita, che viene da una famiglia relativamente atea, con una vita relativamente priva di catastrofi familiari, in un momento di tranquillità, la Chiesa ha poco o niente da offrirti. Perché la sua funzione principale, a conti fatti, è quella di riparo, di consolazione. La Chiesa è l'aiuto spirituale ad affrontare il Dolore, per chi sceglie di non affrontarlo in maniera puramente atea. Uso il termine "scegliere", non per indicare che sia una scelta, ma per evitare l'accondiscendente "ha bisogno". Perché non si tratta di una debolezza. Nessuno ha il diritto di giudicare o sminuire il modo in cui un'altra persona affronta le tragedie nella sua vita. Quando si è persi nel dolore, la percezione stessa della realtà si altera, viene deformata dal dolore stesso. Non è un'ipocrisia materialista del non voler rinunciare al giocattolo che si è rotto, quella che spinge chi ha subito un lutto a rifugiarsi nella fede - anche se si è stati atei fino a un momento prima. In quei momenti si è puramente, limpidamente religiosi. Non è una debolezza, è una fase della vita. È una necessità nobile di avanzare nella propria vita come è necessario fare. 

Non si tratta solamente di lutti, ma di ogni forma di difficoltà. La Chiesa è un aiuto fondamentale e indispensabile per dare gioia e senso a esistenze la cui insostenibilità ti è, se sei nel target dei miei lettori, probabilmente persino difficile da immaginare, prima ancora che da vivere. Vite la cui vuotezza e ripetitività avrebbero altrimenti distrutto la mente e lo spirito di chi è trovato a svolgerle.

Ora, chiariamo una cosa. Nulla di quanto faccia la Chiesa, in questo senso, è indispensabilmente o necessariamente compito della Chiesa. Di fatto non vedo motivi per cui un supporto statale, un adeguato aiuto psicologico, non potrebbero svolgere ugualmente, o meglio, lo stesso compito. Ma quello di cui ci stiamo occupando è il presente, la situazione attuale. E al momento nessuna attività governativa ha la stessa facilità, la stessa immediatezza, e la stessa assicurata sicurezza di comprensione e riservatezza, di mettersi le scarpe e fare i duecento metri circa che distanziano ciascuno di noi da una chiesa, e parlare con il prete locale dei tuoi problemi. Ed è questo che ha un impatto fondamentale nel prestare aiuto. L'idea che sia l'aiuto sia lì, fisicamente (non solo umanamente) vicino, gratuito, innegabile e assicurato.

Fino a quando la stato sarà così lontano nel garantire un'efficacia e una capillarità di servizio simile, la Chiesa svolgerà una delle funzioni più importanti per garantire il benessere della popolazione.

È questo il ruolo della religione, al giorno d'oggi. Ed è questo quello di cui non si parla mai nei dibattiti. La religione, e le istituzioni che la rappresentano, svolgono il ruolo di aiuto, di confessionale, di supporto alle persone. Di un supporto incondizionato, aperto a chiunque e a tutte le ore (più o meno) per chi è stato abbandonato da tutti, persino dalla propria famiglia (tranne di nuovo nel tuo paesino di merda dove il prete è d'accordo con tua zia che se sei uscita vestita così è giusto che ti abbiano stuprata).

Mi sento di nuovo in dovere di fare una precisazione molto stupida ma forse necessaria. Quanto appena detto non significa che la Chiesa sia esente da difetti, o che  non si impunti stupidamente su questioni meno che fondamentali (vedi i crocifissi nelle aule) o che non voglia mostrare i muscoli spesso e ricordi molto il cane che abbaia perché sa di non mordere più molto bene. E nemmeno va a negare le fastidiosissime leccate di culo che questo Paese fa, all'ordine del giorno, alla sua combriccola di cosplayer preferita. L'esempio più recente è stato forse durante la Conferenza Episcopale proprio qua a Genova, dove tutta via 20 settembre (per chi non lo sapesse una delle vie più lunghe e frequentate del centro) è stata tappezzata di megafoni che ripetevano, senza possibilità di fuga, la litania che si stava pronunciando al porto. Per quanto abbia riso e continui a ridere di chi sostiene che viviamo ancora in una teocrazia, l'essere stato costretto a sentirmi tutta la messa, sostanzialmente, solo perché avevo osato andare a comprarmi un libro alla Feltrinelli, mi ha infastidito come minimo, e anche un po' spaventato.

Ma tengono indietro il progresso scientifico!/ rallentano il mondo/ non fanno sapere la verità.
No. Di nuovo quello che vale per un paesino vittima di fanatismo, non di religione, ha ben poca influenza sul reale progresso scientifico dell'umanità. Spesso dietro l'ignoranza si nascondono motivi molto più banali, quelli economici. L'agenda anti-riscaldamento globale ha il solo scopo di permettere a un certo gruppo di imprenditori di non dover rispettare norme ambientali più restrittive, e così via. Lo stesso dicasi per le tesi religiose.
È vero che esistono, invece, forme di sbattimento del pugno sul tavolo che sono un po' ridicole, come l'esistenza degli obiettori di coscienza, o la lotta all'eutanasia, che è probabilmente l'unico motivo per cui non è ancora legale in Italia. Ma vanno dette due cose, in primis che il tono su questi temi si  sta ammorbidendo di anno in anno, e secondo, molto banalmente, che chi vuole fare una delle due cose non ha mai avuto seri problemi a riuscirci. Il traffico della morte verso la Svizzera esiste dagli anni '90, e non è mai stato eccessivamente caro, e per gli aborti si tratterà di cambiare paesino e farsi cinque chilometri in macchina. Non dovrebbe essere necessario, ma non è un incomodo o un problema ideologico tale da giustificare l'accantonamento dei lati positivi.

Che poi è il riassunto di tutto quanto. Sì, la Chiesa ha moltissimi difetti e non è esattamente dove dovrebbe già essere, ma esistono sforzi e movimenti per avvicinarsi alla situazione ideale, e il servizio di aiuto umano che fornisce alla comunità giustifica ampiamente il dover stringere i denti qualche volta e darla vinta su alcuni lati triviali della quotidianità.

Parola di Dio,
rendiamo grazia al Signore.








p.s. non vorrei fare mai una cosa del genere, ma in questo caso potrebbe rivelarsi interessante: ho la convinzione di essermi dimenticato delle argomentazioni, dei cliché che vengono usati, e vorrei incorporarli nell'articolo nel corso del tempo. Per cui se volete segnalarmeli commentateli qua sotto. I commenti si possono lasciare in modo totalmente anonimo e senza necessità di registrarsi a nulla (è un invito a insultarmi) e mi portano pure traffico : ^ ).














giovedì 1 settembre 2016

Una poesia d'amore in prosa

La parte più difficile del diventare un poeta o un fotografo è convincere i tuoi amici che lo sei. Fino al giorno prima eri il solito stronzo, ma una sera ti presenti al baretto e hai lo sguardo perso. Convinti che sia per qualcosa di serio i tuoi amici si preoccupano e ti chiedono cosa ci sia che non va. Scrolli la testa e sorridi un poco, sbuffando. - non è nulla ragazzi, stavo solo pensando un po' -. I tuoi amici ora sono convinti che tu sia semplicemente fatto, e la prendono sul ridere. Ma tu hai dentro l'universo. Universo intimo, la marca delle tue mutande.

Il fatto è che fondamentalmente sei lo stesso del giorno prima, o meglio se anche hai piantato il seme del cambiamento manca ancora la giusta dose di concime per portarlo a un risultato visibile.
E lo sforzo, diciamolo, è il problema principale.
Perché c'è un motivo se hai scelto una forma di espressione che è facilmente sostenibile senza grossi sforzi pratici. O che almeno credi non ne richieda. Non è la fatica l'obbiettivo. Non è nemmeno l'obbiettivo, se hai scelto la fotografia, anche se prima o poi uno dovrai comprarlo. Metà delle foto che hai fatto vedere alla tua ragazza sono fatte con la reflex, l'altra metà con il cellulare. Non le hai spiegato questa cosa.

E lei preferisce le seconde.

Anche tua mamma ti fa lo stesso commento. E poi te lo fa il tuo migliore amico. E poi te lo fa anche la tua migliore amica - che di fatto è più una ex piuttosto che un'amica, ed è l'unica persona della tua età, credi, dell'altro sesso, con cui hai veramente confidenza.
Sei convinto che l'averti visto nudo sia in qualche modo un prerequisito fondamentale per la tua capacità di aprirti con una persona. Sei lievemente imbarazzato dal tuo corpo nudo. Anche dopo tutti questi anni. C'è sempre qualcosa che non va. Sei troppo magro, per dirne una. E le costole non sono... dritte? È possibile non avere le costole dritte? Vorresti controllare ma hai una vaga paura recondita di scoprirti malato di qualcosa di terminale e orribile, e pensi che tutto sommato è una curiosità stupida che non è il caso di andare a controllare.

Non perdiamoci troppo. Arte. Poesia e fotografia. Nel frattempo sei arrivato a venti poesie composte. Anche se non te ne piace più nemmeno una, non sono poche, ti dici, e un po' ci credi. Sai che il numero non conta, ma sai anche che il numero un po' conta. Puoi chiamarti un poeta se hai scritto una sola poesia? O due? O cinque? 

Cinque era il tuo limite inferiore. Dopo cinque - dopo cinque glielo dico. Hai la brutta abitudine di parlare troppo presto dei tuoi progetti, delle tue ambizioni. Ne parli come fossero già finiti e fossero già andati in porto, quando in realtà hai appena iniziato. Ne consegue che quando poi le cose vanno bene non puoi esultare, perché la felicità e le congratulazioni te le sei giocate all'inizio, e quando vanno male ci fai una figura di merda non da poco.

La prima fotografia di cui vai fiero riguarda la tua migliore amica. Che nel frattempo ha un nome - Laura - e che nonostante si sia rifiutata con forza di farsi fotografare nuda, non ci ha messo troppa convinzione nella risposta. E pensi che tutto sommato si opponeva non all'idea di posare nuda, ma di posare nuda per qualcuno che non è nemmeno un fotografo. Se sei un fotografo, uno vero, non c'è nulla di male a posare nuda. È arte. Certo, non la farai comunque vedere a tuo padre o tua madre, ma è pur sempre arte. L'imbarazzo che provi è un brutto costrutto sociale, figlio di secoli di barbarie, che è duro rimuovere. Ma sai che un giorno ce la farai. You go girl.

Se non ha accettato di posare nuda, poco ci manca. La hai spogliata di tutto a parte l'intimo e le dai una quarantina di nastri di cartapesta colorati. Ne hai presi di ogni sfumatura dell'arcobaleno. Le dici di indossarli. Laura è un po' in imbarazzo. Il suo imbarazzo è principalmente causato dal cercare di combattere l'innaturale e orrenda sensazione di imbarazzo che viene dalla barbarie di vergognarsi a stare in intimo con un'altra persona. Lo sai che è per quello. Settimana scorsa siete stati al mare assieme e non aveva alcun problema. Adesso invece quasi ti dice che non lo vuole fare; che è stata una pessima idea - non so perché ho accettato, dai dammi la maglietta.

Qui si forma il primo dubbio. Dovresti insistere o lasciarla fare? Se ti opponi la cosa potrebbe andare un po' troppo in là. Hai qualche flash istantaneo della tua vita in carcere. E quando esci tuo padre che non vuole più guardarti. Sai che ha un senso dell'umorismo spiccatamente nero, e che prima di vietarti di tornare in casa si sarebbe messo a ridere e ti avrebbe detto che se proprio ti dovevi beccare una sentenza per stupro, almeno che fosse stato per una veramente figa. Laura non è brutta, ma ti da fastidio il modo in cui pronuncia le r.  Ti sembra molto superficiale, come difetto, ma non puoi evitare di pensarci ogni volta che apre bocca. Ha dei bei denti. E delle labbra piacevoli: non molto carnose ma nemmeno invisibili. 

In ogni caso, riprendi la concentrazione. Decidi che ne vale la pena. La guardi fissa negli occhi, evochi la voce più profonda che ti riesce di portare fuori dai tuoi polmoni e ti opponi. No, Laura, forza. Mettiti i nastrini. È per la foto, forza. 

Non sei molto convinto delle tue argomentazioni e continui.

Non devi pensare male. Il nudo era per la mia visione artistica dell'immagine. I colori, la luce, e le cavernosità del corpo femminile. Era un bel contrasto, non trovi? In ogni caso hai detto di no, e io ti ho rispettato. Ora per piacere rispetta il mio lavoro.

Non hai mai scattato una foto a una modella - o un modello, o una persona qualsiasi, se è per questo - per cui non hai bene idea di cosa sia esattamente il tuo lavoro, ma Laura si convince. O almeno si calma.

Come li devo mettere questi? - ti chiede. Appoggi la camera sul pavimento e ti avvicini. 

Laura fa un passo indietro. Ha le mani completamente occupate e per sorreggerli tutti tiene gli avambracci tesi in avanti. È indifesa, pensi, non può reagire, e ti spaventi un po' da solo. È lo stesso pensiero che ti viene ogni tanto quando prendi in mano i coltelli grandi della cucina. Potrei ucciderli tutti, se non lo faccio è solamente la mia volontà a impedirmelo. Ti senti potente ma scacci il pensiero. Laura trema un poco. È il freddo, lo sai, e non ti fai troppe illusioni.

Inizi a lavorare. Prendi un nastro alla volta. Sono tutti mezzo metro, centimetro più o meno. Le bendi un occhio dando un giro attorno alla testa e lasci il resto a penzolare dietro la schiena. Pieghi un secondo nastro a metà, per la superficie lunga, e lo fai passare dal mento su per tutta la faccia, come a tagliarla in verticale. Poi lo adagi sui suoi ricci lungi, raccolti come un palma sulla testa. Prendi un altro nastro e glielo avvolgi attorno al collo a mo' di sciarpa. Poi fasci le braccia e le gambe. Occupi quasi tutto il torso, lasciando spazio attorno al seno che per imbarazzo non tocchi. Stringi alcuni nastri attorno alle ascelle e li fai cadere lungo la schiena. L'effetto mantello non è come te lo immaginavi, ma non ti dispiace. Finisci di mettere gli ultimi tre un po' casualmente.

Laura ti guarda speranzosa, non può saperlo ma confida che l'effetto finale sia qualcosa di più che semplicemente buono o carino.

E ora? - ti chiede, mentre cammini indietro per recuperare la macchina.

Ti chini e la prendi, la accendi e le sorridi. 

E ora sdraiati.

Laura ti guarda di nuovo perplessa. Forse anche spaventata, non ne sei sicuro con i nastri che coprono quasi ogni centimetro del suo viso.

N-no, cosa? Perché?

Sdraiati.

Laura si sdraia prona.

Ora girati lievemente sul fianco destro. No, quello è il sinistro. Così. Porta le braccia un po' davanti alla pancia. Ecco, hai capito subito. E le gambe. No, non così. Più piegate dopo il ginocchio. Ancora un po'. Perfetto.

La guardi un paio di secondi. È attraente e tu sei maschio e in quanto maschio sei porco, e in quanto porco sei privo di morale. Come per esempio il fatto che la tua attuale ragazza - già, mi sono dimenticato di citarla - non sa niente di quello che stai facendo, e ti crede alle prese con qualche esame. Ma non ci pensi troppo. Non pensare troppo è un esercizio che hai cominciato a praticare molto spesso, negli ultimi tempi.

Ti avvicini e scatti. 

Laura protesta. 

Nell'eccitazione ti sei dimenticato di spegnere il flash.

Avvisami almeno la prossima volta - si lamenta, rispondendo alle tua bugia che fosse tutto intenzionale e al fine della tua visione artistica.

Cominci a scattare.

Il click della macchina ricorda un po' quelle da scrivere, che hai sempre detestato - con il loro fascino da epoca passata e la loro totale inutilità, ormai.

Convincere i tuoi amici che quello che fai sia arte è stato difficile. Questo potresti dire se ci fossi riuscito. Ma non ci sei ancora. Non tutti capiscono. Non i tuoi amici. No, loro non capiscono. Ma hanno semplicemente una visione ristretta di cosa sia e non sia l'arte. E per estensione di chi la possa praticare. Cosa ne vogliono sapere. Ti piacerebbe avere un tesserino. Una patente, qualcosa che possa affermare oltre ogni ragionevole dubbio che sei un'artista. Sai che non ne esistono, ma nulla ti impedisce di sognare.

Fai girare Laura supina, con la testa rivolta al soffitto. Guarda più indietro che puoi, le dici. Alcuni fra i nastri si sono rotti e sono finiti sul pavimento attorno al suo corpo. L'avevi previsto e speravi sarebbe successo. Ti inginocchi e allarghi l'obbiettivo. Scatti quattro volte. Poi ti prendi un secondo per asciugarti la fronte con la mano. Ne approfitti per fissarle il culo. Era una delle sue parti che preferivi, quando stavate insieme, e si è conservato come era.

Laura è estremamente scomoda con il collo sforzato a quel modo e non manca di comunicartelo. Ti alzi in piedi. Ti metti sopra di lei, con piede destro e sinistro qualche centimetro più in là dei suoi rispettivi fianchi. Puoi percepire il suo fastidio, ma non dice nulla. Dopo un altro paio di scatti la lasci libera. Si rialza. Nel gesto finisce di strappare buona parte dei nastri, che si accasciano sul pavimento.

Come sono venuta? - ti chiede, con un filo di vanità malcelata.

Perfetta - le sorridi.

Alla sera, di fronte al pc hai circa un centinaio di fotografie. Sono tutte pressoché uguali: non ne sono venute molte sfumate, come temevi, e quelle che lo sono lo sono con una loro grazia. I colori dei nastrini si mischiano quasi, in quelle, e tutto il pantano che si crea emana vita. Lentamente cominci a scremarle. Le elimini una ad una fino a che te ne rimangono quattro - per le diverse posizioni in cui l'hai fatta mettere. 

Sei soddisfatto. Per un po' intratteni l'idea di masturbartici sopra. Per quale motivo averle scattate, altrimenti? Lo accantoni per un altro momento.

Dopo un mese sono diventate venticinque. Hai scritto le ultime con molta più facilità. Non sai se questo dipenda dal fatto che sei innamorato o semplicemente dal calo di qualità. C'è stato un calo di qualità? Sei fermamente contrario al cliché dell'uomo innamorato che compone arte per la sua bella. Di fatto la poesia numero ventiquattro parla esattamente di questo: una descrizione minimalista di un ipotetico soggetto maschile, innamorato a suo volta, che reclama la propria totale eguaglianza alla sua donna. Tu sei ok, io sono ok, passiamo qualche bel momento assieme. C'è questa frase, più o meno letteralmente così. Non trovi un modo per farla suonare meglio, ma ti piace il concetto al punto che non vuoi rinunciarci. Odi il fatto che gran parte della tua arte si potrebbe definire minimalista. Ti piacciono l'esuberanza, le cattedrali nel deserto, e ti ritrovi a scrivere allo stesso modo di ogni tuo coetaneo.

Il problema è che quando tenti di fare qualunque altra cosa, il risultato poi ti fa schifo.

Ogni poesia d'amore è una poesia d'amore verso se stessi.

Anche le tue.

Laura è simpatica e affettuosa e non ti ricordi perché vi siete lasciati. 

La ventitré fa così:

Ti ho dato tutto quello che avevo
che non è granché
perché quello che ti ho dato non era tutto

Ti ho dato tutto quello che potevo darti
che non è granché
perché quello che ti ho dato non era tutto

TI ho dato tutto quello che potevo convenientemente darti
che non è granché
perché quello che ti ho dato non era tutto

TI ho dato tutto quello che mi sentivo in quel momento di darti
che non è granché
perché quello che ti ho dato non era tutto

E
in cambio
io voglio
Tutto.

Non ti piace, ma non vuoi cancellarla. Vorresti rimasse - oppure no, perché ogni volta che senti una poesia che rima ti ricorda Leopardi e cose vecchie e morte e stra-morte.
Vorresti scattare altre foto, ma questo giovedì Laura ha da fare.